All’indomani del catastrofico terremoto del 1908, che distrusse la città, su impulso dell’archeologo trentino Paolo Orsi si sviluppò l’’idea di realizzare a Reggio Calabria un grande istituto museale nazionale permanente dedicato alla Magna Grecia. Il progetto prese forma concreta nel 1954, con la fusione delle collezioni civiche con quelle statali. Il nucleo principale era costituito dai materiali provenienti dalle numerose e prodigiose campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza calabrese e dallo stesso Orsi nei principali siti archeologici della regione.
Il nuovo allestimento permanente, scaturito dalla riqualificazione dell’edificio realizzata a partire dal 2009, conta ben 220 vetrine e si sviluppa su quattro livelli, che raccontano la storia del popolamento umano in Calabria dalla preistoria ala romanizzazione, secondo un criterio cronologico/tematico. La visita inizia al secondo piano (livello A – Preistoria e protostoria; età dei metalli), continua al primo piano (livello B – Città e santuari della Magna Grecia), al mezzanino (livello C – Necropoli e vita quotidiana della Magna Grecia: Sibari, Crotone, Hipponion, Kaulonia, Cirò e Laos; lucani e brettii) e si conclude al piano terreno (livello D – Reggio), dove è collocata la sala dei Bronzi di Riace e di Porticello, in un ambiente dotato di una idonea climatizzazione e di un sistema antisismico, al quale si accede dopo una breve sosta nella sala video e nell’area filtro anti-inquinamento. Il piano seminterrato (livello E) è riservato alle esposizioni temporanee; vi si trova anche il lapidario e una piccola area archeologica relativa a un lembo della necropoli rinvenuta nel 1932, durante lo scavo per le fondazioni dell’edificio.
Nel 1981, è stata allestita la sezione destinata ad accogliere le due statue scoperte nel 1972 nei fondali di Riace Marina (Reggio Calabria), i famosi Bronzi, insieme alla scultura bronzea denominata Testa del Filosofo, recuperata nel mare dello Stretto di Messina, a Porticello, presso Villa San Giovanni, insieme alla cosiddetta Testa di Basilea. Sono questi i reperti più conosciuti nel mondo, che non sono però gli unici preziosi esemplari della storia calabrese. Noto, infatti, come il Museo dei Bronzi, vi sono custoditi ed esposti reperti relativi a un ampio arco cronologico, dalla preistoria all’età romana, alcuni dei quali unici per bellezza, maestosità o stato di conservazione.
Al MArRC si trovano addirittura tracce della prima presenza di Homo erectus nella nostra penisola, circa un milione di anni fa. Dall’importante giacimento archeologico della Grotta del Romito di Papasidero, provengono due scheletri sepolti insieme, risalenti al paleolitico. Non lontano, nella stessa Grotta, è stato ritrovato un masso con una incisione del Bos taurus primigenius (datato 12.000 anni fa), uno dei pochi e più antichi lasciti di arte rupestre in Italia, il cui calco è esposto al Museo. Dal neolitico sono giunti fino a noi meravigliosi attrezzi di vita quotidiana, come asce e coltelli usati nell’attività agricola, oppure oggetti di bellezza femminile, come unguentari e splendide trousse per il trucco, che ancora contengono resti di ciprie e ombretti (fino a 4.000 anni fa). Gioielli e strumenti di lavoro femminile nell’età del bronzo e del ferro (dal II millennio al 700 a. C.), insieme a ceramiche e vari oggetti di metallo, arricchiscono la collezione al livello A.