Diego Vitrioli. Dal 20 giugno al 21 luglio 2019
In Piazza Paolo Orsi, sotto lo sguardo dei magnifici Bronzi di Riace, i visitatori del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria sono ospitati in suggestivi percorsi espositivi delle “mostre d’accoglienza”, che presentano reperti della collezione museale in contesti tematici sempre nuovi e affascinanti. Occasioni preziose per promuovere le grandi figure della cultura calabrese.
Giovedì 20 giugno, alle ore 17.30, è inaugurata l’esposizione “Diego Vitrioli. Un raffinato collezionista nella Calabria dell’Ottocento”, curata dal direttore Carmelo Malacrino. Sarà visitabile fino al 21 luglio.
Il progetto nasce in collaborazione con l’Associazione culturale “Diego Vitrioli”, per celebrare il bicentenario della nascita dell’illustre poeta e latinista reggino, medaglia d’oro per la poesia, paragonato a Giovanni Pascoli per virtù e stile letterario. Papa Leone XIII lo definì il “principe dei letterati” e istituì per lui una cattedra in Vaticano. Molte delle sue poesie sono dedicate al mistero seducente dello Stretto di Messina, a partire dal poemetto “Xiphias” con cui vinse a soli 25 anni il prestigioso Certamen poeticum Hoeufftianum, raccontando le emozioni della pesca del pescespada.
Vitrioli vantava una ricca collezione archeologica, in particolare di vasi figurati, insieme ad altri reperti, come statuine in terracotta, lucerne fittili e perfino qualche lacerto di mosaico inserito nei pavimenti delle stanze del palazzo. Poco si sa delle vicende di questo eccezionale patrimonio dopo la sua morte. Molti reperti andarono perduti insieme al palazzo che li ospitava nel grande terremoto del 1908 che distrusse Reggio e Messina. Della ricca collezione resta solo uno splendido cratere a campana a figure rosse, databile IV secolo a.C., custodito al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria ed esposto in questa occasione per la prima volta.
Il cratere presenta, su un lato, una scena con una menade vestita di chitone a balza e un giovane nudo seduto su una roccia. Sul lato opposto sono raffigurati due giovani scalzi che indossano un mantello, in posizione speculare, l’uno proteso verso l’altro.
«L’idea di questa mostra è nata proprio dalla presenza di questo vaso nei depositi del Museo, individuato durante le attività di riordino», spiega Malacrino. «La collezione archeologica di Vitrioli, documentata da numerose immagini e lettere, è centrale nel percorso espositivo che proponiamo. Abbiamo deciso di valorizzare soprattutto la sua figura di cultore dell’antichità, ancora tutta da esplorare».
Tra gli oggetti esposti, c’è la medaglia d’oro ricevuta in premio per il Certamen e, tra l’altro, un intenso e commovente ritratto di Vitrioli su carta, di proprietà della famiglia.