Donne al comando contro la guerra. La Lisistrata di Aristofane

Donne al comando contro la guerra. La Lisistrata di Aristofane

Tra i tanti appuntamenti sempre attesi e affascinanti, promossi al MArRC in collaborazione con il Centro Internazionale Scrittori della Calabria, assolutamente da non perdere giovedì 16 maggio, alle ore 17.30, l’incontro con la filologa Paola Radici Colace, docente ordinario all’Università degli Studi di Messina, presidente onorario e direttore del Comitato scientifico del CIS, per parlare di “Donne al comando e sciopero contro la guerra. Il ‘mondo alla rovescia’ della Lisistrata di Aristofane”. È il quinto incontro per il Ciclo “Le donne e la guerra nel teatro greco”. Interverranno: il direttore del Museo, Carmelo Malacrino, e la presidente del CIS della Calabria, Loreley Rosita Borruto.

La commedia fu messa in scena per la prima volta ad Atene alle Lenee del 411 a.C., nel teatro di Dioniso, da un certo Callistrato che si ritiene essere uno pseudonimo di Aristafane, a due anni di distanza dalla rovinosa spedizione di Alcibiade in Sicilia, che segnò un brutto capitolo nella Guerra del Peloponneso, con la sconfitta della democrazia ateniese. Protagonista una donna di Atene che convoca le donne delle città greche in conflitto, anche di Sparta, per trovare insieme uno stratagemma che convinca gli uomini a sottoscrivere la pace.

«Il commediografo sentì il bisogno di riflettere sulla guerra, portando in scena una verità surreale, tipica di quel mondo rovesciato che è la realtà comica», afferma la filologa Radici Colace. «Nello scenario di una Grecia insanguinata e alla disperata ricerca di una soluzione spiega la studiosa – Aristofane consegna alle donne di Atene e alla loro rappresentante Lisistrata (il cui nome significa “colei che scioglie gli eserciti”) il risentimento per un conflitto che non pesa soltanto sugli uomini combattenti, ma si riversa drammaticamente sull’universo femminile, composto da madri, mogli, figlie, sorelle. La trovata dell’eroina comica – continua – consiste nella proclamazione di uno “sciopero dell’amore”, che le donne, pur con qualche riluttanza, si convincono di indire per costringere gli uomini a fare la pace». Così, almeno, nell’illusione scenica. Nella realtà storica, le atrocità della guerra sarebbero durate altri sette anni.

«Il Museo è un luogo di infinite narrazioni, che risalgono il corso del tempo attraverso la testimonianza dei reperti che qui sono custoditi e che non smettono di incantare i nostri visitatori, anche grazie alla collaborazione con i nostri partner istituzionali, come il CIS», dichiara il direttore Malacrino. «La cultura è qui davvero una forma di vita sempre rinnovata nel contributo di sapienza e di studio che gli specialisti condividono con i nostri ospiti».