Il ratto di Persefone: discesa agli Inferi, morte e resurrezione
Appuntamento al MArRC, giovedì 17 gennaio 2019, alle ore 17.30, in Sala Conferenze, in collaborazione con il Centro Internazionale Scrittori della Calabria. Per il Ciclo “Vita, morte e viaggio nella mitologia classica: letteratura, iconografia, musica”, la professoressa Paola Radici Colace, docente ordinario di Filologia classica all’Università degli Studi di Messina, presidente onorario e direttore del Comitato scientifico del CIS, terrà un incontro sul tema “Il ratto di Persefone: discesa agli Inferi, morte e resurrezione”.
La conferenza sarà accompagnata da una video proiezione.
Interverranno: il direttore del MArRC, Carmelo Malacrino, e la presidente del CIS, Loreley Rosita Borruto.
Il titolo dell’incontro pone l’accento su un aspetto tematico del mito non molto approfondito in letteratura, su Persefone quale “divinità del limite”, figura di collegamento tra la vita e la morte, e il suo rapimento da parte di Ade come, appunto, una esperienza di viaggio nell’Aldilà e di ritorno alla vita.
«I temi del mito rispondono alle domande basilari dell’uomo, perciò resistono nel tempo», spiega Radici Colace. «La religione olimpica dei dodici dèi non offriva alcuna speranza agli esseri umani dopo la morte, in quanto, priva di una teologia della salvezza, mancava di una dimensione soteriologica. La prospettiva angosciante era di precipitare negli Inferi, come pallide ombre della vite che avevano condotto sulla Terra e vagare infelici in una dimensione che assomigliava all’Inferno di Dante». Intorno al VII secolo a.C., l’atmosfera culturale cambia con l’affermarsi dei culti misterici e, tra questi, il culto di Demetra e Persefone. «Fino a questo momento, per i Greci c’era una distinzione unica e netta tra gli esseri umani e gli dèi: i primi mortali, le divinità immortali. Per la prima volta si accende una fiammella di luce sull’Oltretomba – afferma la filologa –. Persefone è la giovane donna che ha attraversato due volte il confine tra la vita e la morte e accende la speranza sul mistero del dopo-morte, con una risposta escatologica alla domanda: “quale è la fine degli uomini dopo la morte?”. La dea diventa donna con il rapimento nell’Ade, ma ritorna a vivere per sei mesi l’anno. Come nel ciclo naturale delle piante, la vita si afferma sulla morte e il seme muore nella terra per rinascere in altra forma, così il mito racconta la speranza che dalla morte si possa tornare a nuova vita, in un’anticipazione della resurrezione, che è un concetto cristiano».