Medma. Dal 19 settembre al 30 novembre 2019
Un autunno ricco di eventi di valorizzazione del patrimonio culturale calabrese si prepara al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Nell’ambito del progetto delle cosiddette “Mostre d’accoglienza”, che ricevono gli ospiti del Museo con proposte espositive con un focus tematico e/o temporale, giovedì 19 settembre, alle ore 17.30, nello spazio di Piazza Paolo Orsi, sarà inaugurata “Medma. Una colonia locrese sul Tirreno”.
L’esposizione, di alto valore identitario, è curata dal direttore del MArRC Carmelo Malacrino con l’archeologo Maurizio Cannatà.
Sarà visitabile fino al 30 novembre 2019.
Medma fu una importante polis magnogreca, luogo nevralgico di scambi culturali e commerciali nel Mediterraneo e di produzione artistica di grande pregio. Testimonianze della colonia locrese, fondata tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C. nell’area dell’odierna Rosarno, si trovano in storici e geografi dell’antichità di chiara fama, come Strabone, Tucidide, Diodoro Siculo.
La collezione archeologica del MArRC contiene numerosi pregevoli reperti provenienti dagli scavi nel territorio dell’antica Medma, in particolare terrecotte prodotte da botteghe artigiane locali. Alcune statuette femminili votive in terracotta di varie dimensioni attestano il culto di Kore-Persefone. Mentre le testine fittili di pregiata fattura, con capigliature acconciate alla moda, lisce bipartite o a riccioli “a lumachella”, spesso adornate da gioielli artistici, che risaltano i lineamenti marcati, i grandi occhi a mandorla dalle palpebre rigonfie e gli enigmatici sorrisi, costituiscono un unicum nella produzione artigianale in Magna Grecia per quantità e varietà di tipologie e di stili. Particolare attenzione merita anche un gruppo di arule fittili (altari in terracotta) che riproducono scene tratte dalla coeva tragedia attica. Una caratteristica fortemente identitaria e di alto valore artistico, che non trova riscontro in produzioni analoghe a Locri e Hipponion.
Per la comunicazione visiva dell’esposizione è stata scelta l’arula proveniente dalla Necropoli di Petto di Nolio, del V secolo a. C., ispirata alla tragedia “Andromeda” di Sofocle: al centro della scena, l’eroe Perseo, abbigliato di cappello, faretra e ascia, stringe la mano in segno di patto al re degli Etiopi Cefeo, seduto in trono, impegnandosi a liberarne la figlia Andromeda dalle grinfie del mostro marino al quale era stata data in sacrificio per placare il dio del mare Poseidone, con la promessa di averla in moglie come premio.
L’altro reperto scelto per la comunicazione d’immagine dell’esposizione è la statuetta femminile di offerente dall’area sacra di Calderazzo, sempre del V secolo a.C., tra gli oggetti più rappresentativi dell’artigianato medmeo, in quanto meno soggetto alle influenze della grande statuaria greca.